Quali sono le difficoltà delle donne in F1? In primo luogo hanno dei problemi ad affermarsi e lo testimonia il fatto che sono pochissime nel Circus. Quelle che ci sono però hanno saputo conquistare anche dei ruoli manageriali indiscussi. Ci sono almeno tre donne che dovrebbero essere citate. Quando si parla del gentil sesso in F1 bisogna fare almeno tre nomi: Claire Williams che è stata intervistata da un giornale tedesco proprio sul ruolo delle donne nel Circus, Monisha Kaltenborn (anche lei a capo di una scuderia) e poi Susie Wolf che se corre non è certo per via della sua parentela con Toto Wolf.
Ecco i tratti salienti dell’intervista di Claire Williams al Der Tagesspiegel con un approfondimento anche sulla reticenza degli sponsor ad investire sulle figure femminili.
“Le donne nel motorsport stanno poco a poco ricoprendo diverse cariche importanti. In Williams abbiamo un 8% di ingegneri donne, può sembrare poco ma rispetto a quattro anni fa quando non ce n’era neanche una è un grande passo in avanti”.
“Sono semplicemente una tradizione del nostro sport non credo che sia necessario bandirle, non vedo perché rappresentino un’immagine superata della donna, non sono certo obbligate a farlo”.
“A parte la Univeler, marchio mondiale unisex, non capisco perché i marchi ‘rosa’ non si decidano ad entrare in Formula 1, il 38% dell’audience è femminile“.
“Susie è qui grazie alle sue prestazioni, chi non ci crede chieda all’équipe di ingegneri che lavora con lei. Come si fa a pensare che non meriti la sua posizione? Siamo un team di Formula 1 con grandi ambizioni, non possiamo permetterci di mantenere ruote ‘lente’ nella nostra scuderia”.