
Le caratteristiche rilevate dalla ricerca nel cosiddetto “giovane guidatore a rischio” porterebbero spesso a comportamenti definiti pericolosi: l’identikit che emerge dall’analisi parla di un conducente più trasgressivo e maggiormente portato all’errore rispetto agli altri, che finiscono col pagare però il prezzo di questo atteggiamento. Come riconoscerlo? Innanzitutto è uno che percorre uno sacco di chilometri, spesso in ore notturne, è soggetto a guidare in condizioni psicofisiche critiche per stanchezza ed assunzione di alcolici, prende moltissime multe e, ovviamente, vanta un certo numero di incidenti stradali, in media più gravi rispetto a quelli occorsi agli altri conducenti. Eh già, gli altri: ma loro, “gli altri” appunto, come sono?
La ricerca traccia un profilo anche nei loro confronti e per fortuna si tratta di un identikit decisamente più rassicurante: il 37,8% di loro è stato definito “guidatore prudente”, mentre il 27,88 merita addirittura l’etichetta di “guidatore preoccupato/controllato”. Di loro, occorrerebbe parlare a lungo, celebrarne con dovizia di particolari le doti espresse, ma è purtroppo il soggetto a rischio quello che interessa di più e che evolve la propria esperienza con una mistificazione della realtà – ma non siamo affatto sicuri di aver azzeccato il termine – definita dai ricercatori “paradosso del giovane guidatore”: si tratta in sostanza di un vero e proprio fenomeno, secondo il quale ogni volta che un conducente privo di esperienza (background e know-out) sopravvive alle proprie temerarie azioni, cresce dentro di sé la convinzione di essere riuscito ad evitare il peggio grazie alle proprie abilità, o comunque di essere immune (se non immortale) dai rischi.
Via | Asaps