Intramontabile decana, la 2 CV ha compiuto 60 anni ed il suo capitale di simpatia presso le generazioni che si sono susseguite non è mai stato minimamente intaccato. Quelli che la conoscono, quelli che la scoprono s’innamorano subito delle sue forme generose e dei suoi occhi “rétro”. Una carica di simpatia che la Petite Citroën continua a mostrare sulle strade di tutto il mondo. Perfino oggi, non è affatto raro incrociare questa eterna fanciulla. Grazie alla sua concezione semplice e poco dispendiosa che riunisce le ultime evoluzioni tecnologiche dell’epoca, la 2 CV ha rivoluzionato l’industria automobilistica ma anche la società, inaugurando l’era delle vetture poco costose, popolari e polivalenti. La volontà di innovare che ha animato gli ingegneri negli anni Trenta e Quaranta per regalarci questo intramontabile veicolo continua inarrestabile, oggi più che mai, perché lo spirito avanguardista della 2 CV alberga nei geni della Marca.
Femminilità
E, in tema d’amore, rievochiamo le figure femminili a cui rende omaggio la 33ª edizione del Salon Rétromobile. La complicità che unisce il mondo femminile alla 2 CV è resa ancora più evidente se, ripercorrendo la storia a ritroso, si associa l’emancipazione della donna, iniziata negli anni Sessanta, all’aura di libertà che circonda la più popolare delle auto francesi. “Non un’automobile, ma un’arte di vivere”: slogan “trendy” incollato sullo sportello del bagagliaio, che permetteva a chi stava seduto a bordo di esibire al mondo la propria autonomia e diversità. Non a caso, nell’aprile 1976, Citroën lancia la 2 CV Spot (più di 1.800 esemplari prodotti), prima di una lunga serie di vetture in edizione limitata, fra le quali spicca soprattutto la famosa 2 CV Charleston bicolore, il cui lancio risale all’ottobre 1980, o la 2 CV Dolly prodotta nel marzo 1985. Da vettura utile e pratica, la 2 CV assume progressivamente il ruolo di auto orientata ai giovani e alle donne, adottando uno stile più sbarazzino ma anche più raffinato. Per concludere questo capitolo, si può aggiungere che, pur infischiandosene delle mode e nonostante il carattere decisamente spartano (per lo specchietto di cortesia da signora dietro la visiera parasole bisognerà attendere il 1963…) ha sempre portato con sé il dono del bello e dell’utile. Ma soprattutto la 2 CV offriva un vantaggio determinante ed essenzialmente femminile: il lusso di poter guidare una decappottabile, a un prezzo assolutamente modico.
Le donne fanno buon uso della loro 2 CV
Sin dall’inizio della commercializzazione della 2 CV, Citroën ne diffonde gli innumerevoli meriti con un depliant commerciale che illustra, con tanto di foto, l’infinita gamma di utilizzi di questa vettura versatile. Questo passe partout della strada è utile al fornaio come al rappresentante di articoli di merceria, è indispensabile al parroco di campagna non meno che al ciabattino. Questo fenomeno d’avanguardia esploso sul finire degli anni Quaranta non trascura l’universo femminile: la donna al volante è un fenomeno davvero inedito. Non è quindi inusuale vedere la levatrice, la modista o la materassaia caricare fino all’orlo la loro Petite Citroën. E visto che le specifiche originali prevedevano che la vettura potesse attraversare un campo arato con un paniere di uova nel bagagliaio senza romperne neppure uno, era altrettanto naturale vedere una contadina recarsi al mercato al volante di una 2 CV.
Storia
Età: 60 anni
Luoghi di nascita: Ufficio progetti Citroën (all’epoca situato a Parigi in rue du Théâtre, 15° arrondissement), centro collaudi di La Ferté Vidame (Eure-et-Loir) e fabbrica di Levallois (situata al numero 54 di quai Michelet, dismessa nel
1988).
Caratteristiche originali: motore due cilindri a piatto raffreddato ad aria di 375 cm³ che permette di raggiungere una velocità di 60 km/h, cambio a tre rapporti + uno sovramoltiplicato, sospensione a corsa lunga; e, dettaglio divertente,
tergicristallo azionati dal cavo del tachimetro! Da notare come la 2 CV fosse economica ed ecologica in tempi non
sospetti, con la sua “dieta da fantino” che le permetteva di consumare solo 4-5 litri ogni 100 km.
Progettazione
La 2CV è un prodotto che nasce interamente dall’ufficio progetti Citroën. Battezzata progetto TPV (Toute Petite Voiture), le caratteristiche tecniche vengono fissate nel 1936 da Pierre Boulanger, l’allora direttore di Citroën, che affida la sua progettazione al team di ingegneri di André Lefebvre, dando così vita nel 1937 ad un primo prototipo. La presentazione della Petite Citroën al Salone di Parigi nell’ottobre 1939 viene annullata a causa della dichiarazione di guerra. La progettazione, ripresa sotto l’Occupazione, porterà alla nascita della 2 CV nella versione lanciata sessant’anni fa in occasione del Salone di Parigi del 1948.
La fabbrica di Levallois
L’ormai dismessa fabbrica situata al numero 54 di quai Michelet è riconosciuta come la culla storica della Petite Citroën. Ed è proprio lì che nel 1939 sono state assemblate le celebri 2 CV con un unico faro e carrozzeria in alluminio. Dieci anni dopo, nel luglio 1949, sempre a Levallois prende il via la produzione della 2 CV che conosciamo oggi. La stessa fabbrica dell’ovest parigino, costruita nel 1893 da Adolphe Clément, fu dapprima destinata alla produzione di velocipedi e, successivamente, di automobili. Nel 1921, viene affittata a Citroën per la fabbricazione della famosa 5 CV e degli autocingolati resi celebri qualche anno più tardi dalla Traversata del Sahara e dalla Crociera Nera. Citroën rileva la fabbrica nel 1929 e mantiene la sua attività fino al 1988. L’assemblaggio della 2 CV si effettua anche presso le fabbriche di Forest, nei dintorni di Bruxelles, di Slough, vicino a Londra, di Mangualde in Portogallo, di Vigo in Spagna e in vari altri Paesi sparsi sull’intero continente (Argentina, Cile, Grecia, Iran,
Madagascar…).
Chiamatemi “Dedeuche”
La popolarità della 2 CV si misura in funzione della varietà dei soprannomi che le sono stati affibbiati in Francia e nel resto del mondo. In Francia, è perlopiù conosciuta con i nomignoli “Deux-pattes”, “Deuche”, “Dedeuche” (entrambe abbreviazioni di “deux chevaux”, n.d.T.). È stata anche ribattezzata “Quattro ruote sotto un ombrello” e addirittura “Ombrello a quattro ruote”. È stata inoltre definita “L’eterna”, (termine utilizzato nell’immediato dopoguerra per evidenziare il fatto che le sue ruote si agitano molto dentro i parafanghi). Una semplice ricerca su Internet permette anche di scoprire una serie di buffi appellativi come “Brutto anatroccolo”, “Chicchirichì” (perché quando si mette in moto riproduce il verso del gallo) o “che salta di cumuli di neve” (è pur vero che sulla neve si trova perfettamente a suo agio). È fonte di ispirazione anche all’estero. E così tedeschi e olandesi hanno soprannominato la 2 CV l’”Anatra”, mentre nelle Fiandre viene chiamata “Capretta” (molto probabilmente per il suono del motore alla messa in moto). È il “Cammello d’acciaio” in Nord Africa, la “Two ci-vi” nel continente nordamericano, mentre in Finlandia si parla di “Rättisitikka”, traducibile come “l’automobile dello straccione”.
La Méhari festeggia 40 anni
Creata sulla piattaforma della 2 CV Camionnette, la Méhari, battezzata inizialmente Dyane 6 Méhari, viene prodotta in 144.953 esemplari fino al 1987. Di tutte le Citroën dell’epoca, è probabilmente quella che emana il più intenso profumo di libertà, sull’esempio della sorella maggiore: la 2 CV. La Méhari adora i grandi spazi e la sabbia calda – del resto, il suo nome s’ispira al “méhari”, il famoso dromedario del deserto algerino. A chi non è piaciuto o a chi non piacerebbe ancor oggi guidarla con i capelli al vento in quella che è forse la sua livrea più familiare, il celebre arancione Kirghiz apparso nel 1970? Oltre al design, è il tipo di scocca, in plastica flessibile, a decretare l’originalità e il fascino intramontabili di questa tipologia di auto di grande serie. Immaginata avanguardista dal suo creatore Roland de La Poype, la Méhari finirà per esserlo davvero, al punto da rivelare ai più i pregi dell’ABS. Ma non bisogna farsi trarre in inganno; in questo caso si tratta dell’acrilonitrile-butadiene-stirene, il materiale di cui è fatta questa nuova carrozzeria termoformata composta da 11 elementi intercambiabili, con ampie nervature di rinforzo sulle fiancate per aumentarne la rigidità. Con la Méhari, svaniscono le preoccupazioni per la corrosione e la vernice.
Spiaggia
La Méhari viene presentata alla stampa il 16 maggio 1968, sul campo da golf di Deauville. “Lo show all’americana” immaginato dall’allora responsabile delle Pubbliche relazioni Citroën Jacques Wolgensinger, rimane impresso nella mente dei giornalisti presenti. Fra le iniziative originali, una coniglietta bianca dagli occhi azzurri – in carne e ossa! – in tinta con la Méhari bianca di preserie che la trasporta. Le modelle ingaggiate per l’occasione sfilano a due a due e devono somigliare l’una all’altra. Le coppie di accompagnatrici, vestite e accessoriate in sintonia con l’evento, presentano così 8 Méhari, per ognuna delle quali è prevista una diversa scenografia a tema. Ciascun tema è stato scelto per riflettere la gamma di utilizzi possibili di questo veicolo polivalente di concezione inedita. Vediamo così il quadro “bella dei campi”, la presentazione “pompiere” o “servizio di sicurezza”, ecc. Le due modelle chiamate a far da cornice alla “Méhari spiaggia”, sono costrette a posare in costume da bagno in un pomeriggio di maggio un po’ freddino, di cui serberanno un gelido ricordo!
C4 e C6 spengono 80 candeline
80 anni fa, nel 1928, Citroën presentava C4 e C6, la sorella maggiore. Subentrata alla B14, C4 è più potente grazie ad un nuovo motore a 4 cilindri di 1.628 cm³, che sviluppa 30 cv con 3.000 giri/min, e un cambio in ghisa a 3 rapporti non sincronizzato. I suoi due telai, corto e lungo, le consentono di modulare un numero impressionante di carrozzerie che spaziano dalla berlina 4 posti alla Torpedo 6 posti, passando per il cabriolet o il roadster 2 posti. È anche oggetto di svariati adattamenti per uso commerciale, come taxi, autopompa da incendio, autopullman per escursioni e ancora l’autocingolato, veicolo reso celebre dalla famosa Crociera Gialla del 1931-1932. Nel 1932, su C4 viene installato il famoso motore flottante, ultima evoluzione. C6, anch’essa presentata nel 1928, costituisce la principale novità del salone con la presentazione del primo motore a sei cilindri di serie della Marca. Due carrozzerie supplementari, la coupé a guida interna e la coupé da città, vanno ad ampliare la gamma. C6 è dotata di motore da 2.442 cm³ (45 cv con 3.500 giri/min, cambio a 3 rapporti, 105 km/h). Destinata a una clientela di alta gamma, non smette comunque di
evolvere: nel 1931 Citroën lancia la versione CGL (Citroën Grand Luxe), la cui potenza passa da 45 a 53 cv. Come per C4, nel 1932 le C6 vengono dotate del motore flottante destinato a rendere la vettura più silenziosa e più comoda. Il 1932 è l’ultimo anno in cui verranno prodotte C4 e C6, poi sostituite dalla gamma delle nuove 8, 10 e 15 CV meglio conosciute con il nomignolo di Rosalie.