Il presidente francese Nicolas Sarkozy, in qualche modo, è ai vertici del paese dal 2002. Da quel momento, bisogna dargliene atto uno degli obiettivi principali della propria azione politica è stato quello di “sradicare” le tante, tantissime insicurezze del proprio paese. Tra queste, quella stradale: le postazioni radar si sono moltiplicate, è stata istituita la patente a punti, è stato raggiunto un altissimo livello di condivisione nella gente e finalmente il numero di vittime è progressivamente diminuito: si è passati dagli 8mila morti del 2002 a meno di 5mila nel 2006. Ora, vuole portare il paese a quota 3mila decessi.
La velocità e l’alcol sono divenuti i nemici pubblici numero uno: tutte le categorie di utenti della strada, dal pedone al ciclista, dal motociclista al veicolo da turismo fino a quello commerciale, hanno ricevuto la propria “razione” di norme specifiche. L’installazione dei radar, per esempio, ha drasticamente ridotto la velocità media, ha costretto tutti a “misurare” la propria velocità e adeguarla ai limiti imposti, senza dare l’impressione di “fare cassa”, senza fornire cioè pretesti polemici ai tanti, troppi delatori pronti a scagliarsi contro una qualsiasi restrizione delle proprie libertà.
Gli incidenti sono diminuiti da subito, soprattutto quelli mortali o con feriti, prima con decrementi clamorosi e poi, pur con qualche eccezione, con un trend annuale stabile a -2%, che consentirà comunque a Parigi di centrare (lo ha praticamente già fatto) il traguardo europeo del 2010. Il tutto senza che l’effetto “annuncio”, come è avvenuto in Italia con la Patente a Punti, venisse poi di fatto annullato dall’incapacità dello Stato di far rispettare leggi tanto annunciate: le forze di polizia francesi registrano una continua crescita nel numero di verbali elevati, ma le abitudini di chi sta al volante sono decisamente cambiate.
Quando l’Eliseo ha dato il via al “Permis à Points”, non si è assistito al panico generale: la Repubblique ha messo a disposizione di tutti la “conoscenza” delle nuove regole, assumendo nel contempo credibilità ed autorevolezza per una scelta così severa, mostrando che con la legge non si scherza e smorzando subito sul nascere ogni velleità di puro garantismo.
I controlli si sono intensificati ed oggi, ogni francese che mette in moto e si inserisce nel traffico, sa benissimo di poter tornare a casa con qualche punto in meno e che non potrà contare su “una tantum” premiale. Oltralpe, rispettare il codice della strada – o non essere beccati in flagranza – non comporta essere premiati con due punti a biennio: chi vede rosicchiata la propria riserva, deve frequentare corsi, sostenere esami, spendere soldi.
Dunque, i contachilometri si mantengono a velocità compatibili con la vita, le cinture sono allacciate con costanza ovunque, il casco è sempre regolarmente indossato ed il tasso alcolemico resta sempre più spesso compatibile alla soglia legale.
Ma nonostante la sinistrosità abbia raggiunto livelli degni di uno stato civile, la statistica indica ancora con assoluta certezza che le cause di lesione e morte restano sempre le stesse: prima di tutto l’alcol, poi la velocità, il mancato uso delle cinture e l’uso del telefono.
Con il 2010 ormai alle porte, Sarkozy ha pensato bene di mettere in cantiere un altro ambizioso progetto, da realizzare entro il 2012, quando terminerà il suo primo mandato. Pochi giorni fa, il capo dello stato francese appena tornato dall’Italia, ha presidiato un consiglio ristretto sulla sicurezza stradale, dichiarando la propria intenzione di portare a 3mila il numero di morti. Un traguardo possibile, visto che il 2007 potrebbe presentare un conto di 4.500 vittime.
Il luogotenente di Nicolas Sarkozy, in questo campo, si chiama Jean-Louis Borloo, ministro dell’ecologia e della sicurezza stradale: la sua ambizione è di giungere a non più di 2.500 decessi, ma visto che il trend annuale evidenziato nell’anno in fase di chiusura è del -2%, è evidente che servono idee nuove. Entro gennaio arriveranno i fondi per raddoppiare gli attuali sforzi in materia di contrasto alla guida in stato di ebbrezza alcolica e da stupefacenti, mentre 2.500 nuovi radar saranno presto installati da qui ai prossimi 5 anni. Ma la riforma vera riguarda i giovani: presto, i candidati al conseguimento della patente, dovranno integrare l’attuale programma addestrativi con corsi pratici di guida sicura. Del resto, sono proprio loro il futuro della società.
Via | Asaps