Siccome le auto odierne sono sempre più tecnologiche e connesse si pensa che a prenderne possesso debbano essere non dei ladri tradizionali ma dei veri e propri hacker, invece bisogna prendere coscienza del fatto che anche per gli hacker non è così semplice. Ne parla ad esempio Al Volante.
Quando pensiamo ad un’auto presa da un hacker pensiamo ad un’auto che impazzisce sulla strada mentre l’hacker la pilota dalla poltrona di casa sua. Uno scenario che non è per nulla vicino alla realtà. Anzi. Peccato che i dubbi sull’aggressività dei pirati informatici persistano ed è difficile capire quanto effettivamente la tecnologia a bordo di una macchina sia sicura.
Al Volante spiega che bisognerebbe cominciare non dal volante, e dal blocco acceleratore-freno-cambio ma al massimo un hacker potrebbe cominciare dal GPS.
Limitandosi all’auto, un hacker che volesse ficcare il naso nei nostri affari potrebbe “aggredire” i navigatori integrati nel veicolo o i sistemi multimediali della vettura. Ma potrebbe aprirsi qualche breccia solo in dispositivi di vecchia generazione e di basso costo (nel 2007, due esperti informatici riuscirono a inviare falsi bollettini del traffico ad alcuni navigatori, creando code chilometriche).
Ci sarebbe poi da passare alla black box e soltanto alla fine ai comandi essenziali. Eppure anche l’attacco alla scatola nera sembra impossibile. Scriva Al Volante:
Alcune assicurazioni prevedono sconti sulla tariffa Rca a fronte dell’installazione di una black box: il dispositivo registra i nostri spostamenti e le dinamiche dei sinistri, rendendo più difficili le frodi. Ma non c’è rischio che un malintenzionato esperto possa manipolare i dati immagazzinati per alterare il “report” di un sinistro? Gli specialisti dicono di no: l’accesso è pressoché impossibile per qualunque hacker.