Il sospetto c’era, ma l’ETSC (European Traffic Safety Council) l’ha confermato. L’Italia è purtroppo tra i paesi più lontani dall’obiettivo dell’UE di dimezzare la mortalità, anche se sulla sola rete autostradale i dati sono nettamente migliorati negli ultimi mesi. I risultati dello studio della ONG sono inequivocabili e confermano, almeno in parte, le impressioni degli studi Asaps sull’argomento. L’Italia, fanalino di coda (seguita solo dai paesi dell’est europeo), mentre Francia, Lussemburgo ed il sorprendente Portogallo hanno praticamente già centrato l’obiettivo e dovranno ora solo guardarsi dal pericolo sempre incombente di una recrudescenza della mortalità. Ancora una volta, però, dobbiamo osservare che l’Italia è l’unico paese a non essere stato in grado di fornire i dati relativi al 2006: mettendo insieme i dati provenienti dai vari stati dell’area continentale, le vittime complessive dello scorso anno sono state 39.200, dimostrando che i paesi più insicuri (almeno sulla strada) hanno finito col rallentare il previsto indice annuale di riduzione dell’incidentalità, oggi apparentemente stabile al –4,9% mentre – per centrare l’obiettivo e portare a 25.000 il numero totale di morti – avremmo dovuto tutti mantenere un indice del –7,4%. E pensare che a Bruxelles, nel 2001, si era addirittura pensato ad un secondo obiettivo, già fissato per il 2012: scendere a 20.000 morti. I vertici dell’ETSC dicono che dovremmo uniformemente imprimere un’accelerazione maggiore, ma oggettivamente sembra che il traguardo non possa più essere colto.
Il Lussemburgo ha ottenuto una riduzione della mortalità pari al 48%, il secondo posto è condiviso dalla Francia e dal Portogallo, entrambi stabili al 42%. –32% per la Svizzera, destinata ad avere migliori risultati in un prossimo futuro perché ha adeguato solo di recente (a 0.5 g/l) la soglia legale alcolica. Malta ha ottenuto il –31%, ma la situazione dell’isola non può essere preso ad esempio stabile, visto che in relazione alla scarsa popolazione, è sufficiente un solo incidente plurimortale ad incidere sulla statistica. Seguono Belgio (-29%) e Danimarca (-28%). Il resto dei paesi se la giocano fino al –19%: la Germania tiene ancora la nona posizione (-27%), ma sappiamo che insieme all’Austria, 12esima a –25% – salvo difficili recuperi nel secondo semestre di quest’anno – è destinata a denunciare una brusca battuta d’arresto quando si valuteranno anche i dati del 2007. La Spagna è undicesima a –26%. L’Italia è sedicesima con – 19%. Stati come la Norvegia, piazzata al 18esimo posto con –11% o la Gran Bretagna, 21esima a –8%, sono virtualmente escluse dalla competizione.
Via | Asaps