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La crisi di Crimea mette in crisi la F1

Il mondo dello sport è continuamente intersecato con la politica e non soltanto per le implicazioni politiche che alcuni gesti possono avere, è l’esempio del calcio e della finale di Coppa Italia, ma anche per altri motivi. La Formula 1 ne sa qualcosa.

La Formula 1 porta in giro il suo villaggio motoristico praticamente in tutto il mondo e ogni anno, purtroppo, incontra degli ostacoli, piccoli e burocratici o grandi e politici. Nel caso del Gran Premio russo sta diventando preponderante la crisi di Crimea.

I fatti dell’Ucraina e della Crimea stanno evolvendo in modo poco pacifico e da qui a ottobre si sospetta che non finirà per il meglio questa contesa. Ecco allora che la Formula 1 s’interroga sull’opportunità di disputare ad ottobre il Gran Premio in Russia.

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La DORNA ha già annullato l’appuntamento di settembre del Mondiale Superbike e lo ha fatto qualche settimana fa. Se le moto non scendono in pista, va da sé che anche le macchine è facile che restino in garage. La Formula 1 sta temporeggiando ma la situazione in Crimea peggiora invece che tranquillizzarsi.

Il presidente della Camera degli Affari Esteri, allora, Richard Ottaway, è intervenuto sull’argomento, spiegando ai microfoni del Times che l’idea di correre a Sochi, in questa situazione, diventa

Decisamente irrealistica. Se saranno date sanzioni più severe, per la Formula 1 risulterà impossibile arrivare, a causa delle forti restrizioni sul flusso di denaro.

Ecco un altro elemento che entra in gioco: il denaro. Gli sponsor principali della Formula 1, infatti, potrebbero tirarsi indietro e non dare il loro sostegno economico per punire trasversalmente l’atteggiamento della Russia. In questo caso, a farne le spese, ci sono circa 40 piloti che fanno parte del gruppo SPM Racing.

Il gruppo in questione è finanziato dalla SMP Bank di Rotenberg, considerato uno degli amici più fidati di Putin. La carriera di molti giovani promettenti della Formula 1 è in pericolo, così come il gran premio russo.

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