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Daihatsu Charade: parte la commercializzazione, potrebbe essere l’ultima per il mercato europeo

Le intenzioni da parte della Daihatsu di abbandonare il mercato europeo sono state dichiarate da qualche mese, una decisione forse sofferta ma dovuta al rafforzamento dello Yen con il conseguente rialzo di tasse doganali, niente esclude che neanche le vendite, non proprio brillanti, abbiamo pesato molto sul piano della bilancia dei pro e dei contro. Prima di ritirarsi definitivamente, che avverrà presumibilmente nel giro di due anni, parte la commercializzazione della nuova Daihatsu Charade, realizzata sull’attuale generazione della Toyota Yaris e presentata allo scorso Salone di Ginevra.

A differenza della Toyota dalla quale deriva, la nuova Daihatsu Charade sarà costruita negli stabilimenti thailandesi e importata in Europa. La piccola vettura si estende su una lunghezza di 3,79 metri, larga 1,7 metri e alta 1,53. Non ci sarà possibilità di scelta quanto a motori, l’unica versione è il benzina di 1.3 litri in grado di erogare una potenza di 100 cavalli ed una coppia massima di 132 Nm.

Secondo i dati dichiarati la nuova Daihatsu Charade potrà raggiungere una velocità massima di 175 km/h ed uno scatto di accelerazione da 0 a 100 km/h percorso in 11,7 secondi. I consumi medi si aggirano sui 5,4 litri per percorrere i canonici 100 km. Il motore può essere abbinato sia al cambio manuale a 6 marce che a quello robotizzato multi mode sempre a 6 rapporti.

Unico anche l’allestimento della Daihatsu Charade che però propone una dotazione di serie abbastanza consistente, si va dal climatizzatore manuale al volante in pelle con comandi radio, impianto stereo con 6 altoparlanti con ingresso Mp3, specchietti esterni elettrici. L’unico optional resta l’eventuale scelta della vernice metallizzata.

Parliamo di prezzi della nuova Daihatsu Charade, la versione con il cambio manuale costa 13.641 euro, quella con il cambio robotizzato costa un po’ di più, 14.291 euro. Non sappiamo fra i paesi europei ci sarà anche l’Italia ma, di qualsiasi paese si tratti, bisognerà vedere quanto possa interessare investire in una vettura che, se tutto va bene, fra un paio d’anni non sarà più importata.

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